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Prefazione
I norreni (e anche i vichinghi), per la loro epoca “classica” (750 - 1100 d.C. circa) erano un popolo molto democratico. Le decisioni importanti venivano prese tramite elezioni alle assemblee, chiamate per l’appunto þing; esse erano molto frequenti, e concernevano molti argomenti.
La þing norrena
Le þingar tra i civili (non vichinghi) nacquero per prime. Il sistema gerarcico norreno era composto da clan, o meglio ættir (singolare ætt); i membri di un ætt erano obbligati a vendicare la morte di un membro dello stesso, perciò le prime assemblee nacquero per scongiurare guerre interne. Ben presto tuttavia assunsero anche altre funzioni amministrative, dalla distribuzione dei bene all’elezioni dei re. Nacquero così i lǫgumenn (singolare lǫgumaðr), letteralmente “uomini di legge”, incaricati di presiedere le þing, dando la parola, leggendo gli ordini del giorno; come i moderni “presidente d’assemblea”, tuttavia assunsero anche poteri decisionali, incorporando così anche il compito di giudice. Quando la þing si diffuse su vasta scala, venne creata anche la carica di “allsherjargoði”, letteralmente “goði di tutti quanti” (la þing veniva spesso tenuta nei luoghi sacri). Tuttavia, nella realtà, la þing era dominata da chi disponeva di maggiori rappresentanti. Ci sono molti toponimi che prendono nome dalla celebrazione di una particolare þing, come le Þingvellir in Islanda.
La þing vichinga
I vichinghi, ovvero i norreni guerrieri in razzia, facevano meno uso della þing, tuttavia, quando lo facevano, era leggermente differente da quella tenuta in patria. Anzitutto v’era l’assenza di lǫgumenn o allsherjargoðar fissi, la þing era presieduta dal comandante. Inoltre, eccezionalmente, veniva chiesto il parere degli schiavi (spesso se il numero di votanti era pari e non si superava il 50%), cosa assolutamente impensabile in patria. Le þingar vichinghe sono citate moltissimo nell’Edda Poetica e vengono usate in poesia come kenning di “guerra” (“recarsi alla þing”, ovvero, “andare in battaglia”; “decidere ad una þing”, ovvero, “vincere in battaglia”).
Fonti scritte
Edda Poetica.
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