Sezioni del blog

I principali riti nella cultura norrena

ATTENZIONE

Tutti i post presenti in questo blog sono proprietà intellettuale, e pertanto protetti dai diritti d’autore, di Bjǫrn Vargsson ovvero Daniele Pisano. Il mio scopo è divulgare gratuitamente e  liberamente per tutti, tuttavia, dopo l’ennesima volta in cui ho visto il mio materiale copiato, peraltro anche da gente che lo ha usato per far finta di saper qualcosa, irretendo la gente che pensava fosse loro conoscenza e cultura,  e dopo aver tolto tutto il materiale online acciocché ciò non avvenisse, ho preso la decisione di ricaricare e lasciare tutto online, ma di controllare con costanza il web e, qualora veda post rubati o citati indebitamente, intraprenderò direttamente azioni legali, senza chiederne prima la rimozione. Questo disclaimer, reso necessario dall’ignoranza o la strafottenza in materia di diritti d’autore, è ripetuto sopra ad ogni post, ed è l’unico avvertimento.

BUONA LETTURA

Quivi riporterò soltanto i passaggi fondamentali dei principali riti (quindi non tutti) e senza dettagli specifici. Ho i miei buoni motivi per farlo. Ogni eteno è libero di tenere i propri riti, a differenza di altre religioni dove è compito solo ed esclusivo dei sacerdoti o ministri del culto. Gli unici sacerdoti presenti nella cultura del Nord sono i goðar e le gyðjur (plurale, singolare: goði e gyðja), e sono soltanto persone colte che conoscono alla perfezione i riti e la cultura, perciò quasi sempre incaricati di tenere i vari riti.


Avvertenza


Questo articolo riguarda il rito antico, l’Antico Culto, l’Antica Via. Il neopaganesimo, nelle sue forme di Ásatrú, Vanatrú, eccetera, non ha quasi nulla a che vede con i riti qua descritti. Dico “quasi” perché molti riti neopagani si fondano su quelli antichi; tuttavia sono fondamentalmente diversi. La seguente nota tratta in modo esplicito di spargimento di sangue, di morte sacrificale e di altri contenuti che potrebbero essere ritenuti violenti da persone sensibili. Il lettore che s’appresta a leggere da qui in avanti ne è ora conscio.

Blót - Sacrificio


Passiamo ora al rito più importante della religione del Nord Europa, vale a dire il blót, il sacrificio. Il blót poteva avere svariate funzioni: propiziatorio, divinatorio, protettore, eccetera. Come detto prima, i blót principali erano accompagnate dalle veizlur, dalle feste, ma di questo tratterò meglio dopo.

Ogni blót ha la seguente preparazione: 

1° - Santificare agli dèi una vittima sacrificale. I vegetali sono considerati come esseri viventi; perciò un blót può essere effettuato anche con una mela come vittima sacrificale. Non è necessario un animale. 
2° - Cospargere la vittima sacrificale di hlaut (sangue sacrificale); mjǫðu (idromele sacrificale) oppure bjóru (birra sacrificale). 

Dopodiché si procede al blót vero e proprio: 

1° - Si uccide la vittima sacrificale. 
2° - Si cospargono l’altare ed i partecipanti con il suo sangue o i suoi liquidi. 
3° - Si mangia ciò che rimane della vittima sacrificale. 

Il blót può essere seguito dalla sumbel, la bevuta sacra, descritta in seguito. 


Sumbel - Bevuta sacra 


È la bevuta sacra. La sumbel è uno dei riti più semplici; semplicemente si consacra agli dèi la bevanda quando creata (fermentata, bollita, eccetera), dopodiché la si beve in corni o calici anch’essi consacrati agli dèi. Principalmente è utilizzato l’idromele, preparato e consacrato un anno prima della sumbel.

Fóstbrœðralagr - Fratellanza di sangue


La fratellanza è uno dei riti più importanti della religione etena. Un fratello o sorella di sangue, infatti, è considerato/a come un vero e proprio membro della famiglia, a livello di parentela.

Per prima cosa si santificano una lancia ed un athame (pugnale forgiato per i riti) agli dèi invocati per la fratellanza. I due partecipanti si inginocchiano. Una zolla di terra viene colpita con la lancia consacrata ed i due partecipanti vengono cosparsi con la zolla di terra. Un’altra variante prevede il sollevamento di una zolla con due lance con i partecipanti che ci passano sotto. 

Dopodiché si incide un taglio sul braccio destro di entrambi i partecipanti con l’athame, invocando la dea Vár, la dea dei giuramenti. Si fa dunque mischiare il sangue dei due partecipanti, mettendo a contatto i tagli. Si pronunciano dunque frasi di giuramenti eterni. Fatto ciò, il rito è finito, ma una sumbel è fondamentale per festeggiare l’eterno legame di parentela appena stabilito. 

Brúðhlaup - Matrimonio 


Il brúðhlaup è una variante della fratellanza di sangue, ma sancisce un legame affettivo e coniugale tra due individui (anche di sesso uguale). Si suddivide in quattro procedure: 

1° - Kaup: è la promessa, il fidanzamento. I due sposi versano il denaro necessario per organizzare il matrimonio e in tempi antichi veniva chiesto il permesso alle famiglie di entrambi. 
2° - Festar: è il fidanzamento vero e proprio. È un periodo fondamentale, che varia dai 6 mesi in su, in base a quanto concordato durante la kaup. Serve come sorta di “periodo di prova”; in cui gli sposi non sono effettivamente legati e possono decidere d’interrompere il processo di matrimonio in un qualsiasi momento; poiché il matrimonio è eterno (come le fratellanze di sangue). 
3° - Brúðhlaup: è il matrimonio vero e proprio. La procedura è simile a quella della fratellanza di sangue; ma senza la variante della terra e con il rito leggermente differente. 
4° - Hjón: è la conclusione del matrimonio. Agli sposi viene aggiunto un altro nome, composto dal nome del marito declinato al genivito (possessivo) e la desinenza “-brúði” (moglie) per le donne e dal nome della sposa declinato al genitivo e la desinenza “-verr” (marito) per gli uomini.
Anche qui è fondamentale una sumbel per festeggiare il sacro legame. In questo caso la sumbel è tradizionalmente a base di idromele. Gli sposi rimarranno da soli per un mese lunare e consumeranno idromele ogni giorno. Da qua deriva il termine “Luna di Miele”. 

Landtǫkum - Presa di possesso della terra tramite consacrazione 


Specialmente durante la colonizzazione vichinga (750 d.C. circa) si sviluppò il landtǫkum, ovvero la presa di possesso definitiva di una terra conquistata o trovata, grazie alla consacrazione come propria agli dèi. Anche questo rituale è molto semplice: si delimita il confine della propria terra con mucchi di sale (non per forza una linea ininterrotta). Dopodiché si consacra una torcia (di legno) agli dèi e la si accende. Tenendo nella mano destra la torcia, si marcia lungo i confini della terra, pronunziando i nomi degli dèi del rituale. Il dio dei recinti/terreni è tradizionalmente Heimdallr, colui che sorveglia Ásgarðr, la terra degli dèi; dotato di un udito così sopraffino da udire i fili d’erba crescere e di una vista tale da mirare le stelle più lontane. Gli spiriti protettori dei confini terrieri sono chiamati landvættir

Veizla - Festa 


Le veizlur (singolare veizla) sono le feste nella cultura norrena. Non sono un rituale vero e proprio; ma piuttosto un proseguimento festosi di altri rituali. Celebri sono le blótveizlur, le feste dei blót, trattate all’inizio di questa nota. Una veizla non segue uno schema particolare: generalmente, però, inizia con la consacrazione dell’evento agli dèi e finisce con la sumbel, la bevuta sacra. Una veizla può durare da pochi minuti ad interi giorni, come nel caso della Jólablótveizla; che dura circa 5 giorni. 

Blótveizla - Festa post-sacrificio 


È la festa dei blót più importanti, che spesso durava intere giornate o addirittura giorni. Tra i blót perennamene accompagnati da blótveizlur si ricordano quelli che sono anche le principali festività norrene, ovvero lo Jólablót (13 gennaio, noto anche come Yule o Jul), il Þorrablót (14 febbraio), il Sigrblót (14 luglio) e i Dísablótar (13 ottobre e 13 febbraio). 

Erfi - Funerale 


Lo erfi è il funerale norreno. Il funerale è l’ultimo rito a cui è sottoposto il corpo di un uomo o di una donna. I corpi vengono bruciati, per favorire l’accesso dell’essenza (hugr) al Regno degli Dèi e non solo dell’anima, che si distacca dal corpo al momento della morte. V’erano tre tipi di funerale: 

- con barca funebre, erfadrakk o báðgraf, rispettivamente la barca funebre da mare che andava al largo ed incendiata tramite frecce infuocate (o colate di fuoco da un ponte) e la barca funebre che fungeva da pira terrestre; 
- con pira, erfabáleit, una pira eseguita sulla terraferma e differente dalla báðgraf per la forma; 
- con tumulo, di evidente influenza islamica e cristiana. 

Il rituale è in comune per i primi due tipi di funerale. 

1° - Si pone il defunto sulla sua barca funebre con i suoi averi. 
2° - Si santifica il rito agli dèi tramite un’ascia o un martello, ed in particolare ad Hel, dea degli inferi, e ad Óðinn. 
3° - Si procede col dar fuoco alla pira, sia essa in terra o in mare. 

Un corpo umano, senza eventuali combustibili, impiega dalle 8-10 alle 72-80 ore a bruciare completamente. Perciò, dal tempo della sua scoperta come combustibile, si è utilizzato l’olio per velocizzare il processo. Questo è importante soprattutto nei funerali con erfadrakk, tipicamente adottati dai vichinghi per i morti in battaglia, poiché la nave di legno, bruciando, affonda, e dunque il corpo rischia di non bruciare completamente. 

Un grande disonore, come nella Roma etena ed in Grecia, era venir lasciati a deperire una volta morti. Anche i servi avevano diritto alla loro pira funebre nel Nord Europa, e persino i condannati a morte per crimini contro l’intera comunità. I casi di abbandono del cadavere o di seppellimento sono rarissimi. 

Fonti scritte 


Heimskringla, Edda poetica, Edda in prosa. 

No comments:

Post a Comment