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Prefazione
Il norreno, come tutte le lingue morte, ha i suoi “periodi” di suddivisione. Il norreno “comune” è quello dell’Epoca Vichinga (750-1100 d.C. circa) ed è quello che interessa a noi. A sua volta il norreno dell’Epoca Vichinga ha due tipi diversi di pronunzie. Nel primo periodo, dal 750 al 900 circa, vi era la pronuncia classica, quella usata oggidì dai religiosi e da chi segue la cultura del Nord. Nel secondo periodo, dal 900 al 1100 circa, la pronuncia mutò, e questa continua evoluzione portò alla suddivisione del norreno in vari dialetti: il sueonico (antico svedese), l’islandese, il norvegese medievale (molto diverso dal bokmål moderno), il danese e il faroese. Qua io elencherò la pronunzia classica, quella che incoraggio ad usare, ed in calice le differenze con la tardiva. Le differenze riportate sono solo quelle con l’italiano. Tutto il resto si pronuncia pressappoco uguale alla nostra lingua. Le consonanti doppie si leggono sempre con suono forte, ovvero, come in italiano; non come in inglese, tedesco e scandinavo, dove talvolta hanno un suono leggermente differente (soprattutto in inglese).
Vocali
Á/á: si legge come una [a] lunga, ovvero [aa].
É/é: si legge come una [e] lunga, ovvero come [ee] (non come in inglese).
Í/í: si legge come una [i] interconsonante lunga, ovvero come [ii] oppure [ee] in inglese.
Ó/ó: si legge come una [o] lunga, ovvero come la [oo] in “coordinazione”.
Ú/ú: si legge come una [u] lunga, ovvero come [uu] oppure [oo] nell’inglese “moon”.
Y/y: si legge come la [ü] tedesca, ovvero come [iu] in italiano, talvolta come semplice [u].
Ý/ý: si legge sempre come la [ü] tedesca di “würstel”.
Æ/æ: si legge come in latino medievale, ovvero una [è] molto aperta, raramente come [ai].
Ǽ/ǽ: rarissima, si legge come nella traslitterazione greca in latino, ovvero [ai] in italiano.
Œ/œ: ha un suono intermedio tra la [ö] tedesca ed il corrispettivo [œ] latino medievale.
Ǫ/ǫ: si legge come una [ò] molto aperta, come la [a] inglese in “all”.
Ø/ø: si legge come la corrispettiva [ø] norvegese e danese o la [ö] svedese.
(C'è da aggiungere tuttavia che la [ö] svedese e la [ø] norvegese e danese hanno assunto in sé anche le sfumature di [ǫ] ed [œ] norrene; vedi per esempio la parola “björn/bjørn” (orso) per la [ǫ], e “bröder/brøder” (fratello) per la [œ].)
Ǿ/ǿ: rarissima, ha il suono della [ø] ma più lunga.
Ȩ/ȩ: inizialmente utilizzata per trascrivere il suono Æ/æ, cadde in disuso quasi subito, per via delle influenze del latino.
Consonanti
F/f: si legge come in italiano, ma in ultima o penultima posizione si legge come [v]. Nelle parole composite o quando si aggiunge una desinenza la grafia rimane [f], ma il suono è, come detto sopra, [v]. Un esempio: “úlfr” si legge grossomodo [uulv(r)]; dunque “Úlfhildr” si legge [uulv-ild(r)] e non [uulf-ild(r)]. Da ricordare che la [r] e la [n] non contano come lettere, perciò “-fr” e “-fn” sono “f” in ultima posizione.
G/g: ha sempre il suono duro, come in tedesco, o l’italiano [gh]. Pertanto “gi” si legge [ghi] e così via.
H/h: ha un suono aspirato debole: non forte quanto in tedesco, ma neanche debole quanto in inglese. Davanti alle consonanti, invece, è muta, come in italiano: [hv-] (desinenza frequente) va letta come se fosse solo [v].
J/j: ha il suono della [i] italiana intervocalica di “iena” o “boia”.
K/k: come in inglese, ha sempre il suono duro; la riporto perché in scandinavo moderno non è così.
N/n: ha un suono lievemente diverso dall’italiano. In italiano tutte le [n] hanno il suono nasale dell’inglese/scandinavo [ng]; ma la [n] normale è più leggera. In ultima posizione si legge meno e non conta come lettera per la grammatica. La [n] e la [r] sono le cosiddette “lettere mobili” del norreno.
R/r: ha un suono lievemente diverso dall’italiano. In italiano quasi tutte le [r] sono leggere; mentre in norreno, come in spagnolo, sono quasi tutte “ruggenti”. In ultima posizione si legge meno e non conta come lettera per la grammatica, salvo eccezioni, dove la [r] è parte integrata del nome.
ſ: è la [s] lunga/doppia, ovvero l'equivalente della eszett tedesca, [ß] (che ne è una sua discendente: ſs vennero legate in ß). Cadde in disuso quasi subito, come [ę]. Rimanne invece in uso in inglese fino al 1800 circa e in tedesco fino al 1500 circa (quando divenne eszett).
Ð/ð: è un suono che non esiste in italiano; corrisponde al [th] inglese di “that” o al greco [δ].
Þ/þ: è un suono che non esiste in italiano; corrisponde al [th] inglese di “thing” o al greco [θ].
K/k: come in inglese, ha sempre il suono duro; la riporto perché in scandinavo moderno non è così.
N/n: ha un suono lievemente diverso dall’italiano. In italiano tutte le [n] hanno il suono nasale dell’inglese/scandinavo [ng]; ma la [n] normale è più leggera. In ultima posizione si legge meno e non conta come lettera per la grammatica. La [n] e la [r] sono le cosiddette “lettere mobili” del norreno.
R/r: ha un suono lievemente diverso dall’italiano. In italiano quasi tutte le [r] sono leggere; mentre in norreno, come in spagnolo, sono quasi tutte “ruggenti”. In ultima posizione si legge meno e non conta come lettera per la grammatica, salvo eccezioni, dove la [r] è parte integrata del nome.
ſ: è la [s] lunga/doppia, ovvero l'equivalente della eszett tedesca, [ß] (che ne è una sua discendente: ſs vennero legate in ß). Cadde in disuso quasi subito, come [ę]. Rimanne invece in uso in inglese fino al 1800 circa e in tedesco fino al 1500 circa (quando divenne eszett).
Ð/ð: è un suono che non esiste in italiano; corrisponde al [th] inglese di “that” o al greco [δ].
Þ/þ: è un suono che non esiste in italiano; corrisponde al [th] inglese di “thing” o al greco [θ].
Fonemi
SJ/sj: si legge come [sh] in inglese; [sch] in tedesco e [sc(i)] in italiano. Pertanto, davanti ad [a], [o], [u], [y], [æ], [œ] ed [ø] assume un suono in italiano non presente (se non preceduto da un’altra vocale, la [i], come in “sciacallo”): quello dell’inglese “shall” o “show”.
TJ/tj: si legge come [tch] in inglese e tedesco e [tc(i)]. Pertanto, davanti ad [a], [o], [u], [y], [æ], [œ] ed [ø] assume un suono in italiano non presente (se non preceduto da un’altra vocale, la [i], come in “ciao”): quello dell’inglese “chocolate”.
XJ/xj: rarissimo, è una variante di [sj] (poiché [x] in norreno è [k] + [s]). Non esiste in nessuna lingua europea fuorché alcuni dialetti dello svedese; pertanto consiglio di leggerlo come [k] + [sj].
GN/gn: non si legge unito come in italiano e latino; perciò “Ragnarr” si legge [rag-nar(r)] con [g] ed [n] separate.
GL/gl: non si legge unito come in italiano e latino; perciò “augli” si legge [aug-li] con [g] ed [l] separate.
NG/ng: al contrario dei suoi discendenti moderni, non si legge come la [n] italiana di “anche”.
Differenze col tardo norreno
Á/á: a differenza del norreno classico, ove si legge [aa]; in norreno tardivo ha il suono di [oo] gutturale. Dalla [á] infatti discenderà la [å] scandinava, che più tardi, con la mutazione della [o]; diventerà una [o] italiana ben definita.
Ó/ó: a differenza del norreno classico, ove si legge [oo]; in norreno tardivo ha il suono di [uu], come in inglese.
Y/y: oltre ai suoni del norreno classico [ü] ed [u] ottenne anche quello di [i].
Œ/œ: mutò nel medesimo suono di [æ] e per questo scomparse; rimase nei nomi o parole antecedenti.
Ö/ö: sostituì la o caudata [ǫ]. Ha il suo medesimo suono (vedi sopra).
KJ/kj: in norreno classico si leggeva normalmente; in norreno tardivo, invece, come un [tj], ovvero il [tch] inglese e l'italiano [tc(i)]. Da qui venne la [k molle] scandinava moderna. Per chi conosce il norvegese, è comune il suono [kj] ed è presente nell'usatissima negazione “ikkje”.
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