La glíma, la lotta vichinga

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BUONA LETTURA

Prefazione 


I vichinghi amavano molto combattere, non solo per uccidere e trarne vantaggio (risorse, terre, gloria ecc.) ma proprio per innata passione. Non è dunque sorprendente che crearono, senza influenze esterne, un proprio sport di lotta per intrattenersi nel tempo libero. Tale sport viene oggi chiamato “glíma”, che in norreno significa semplicemente “momento, istante”, in riferimento alle tecniche usate in esso; ed era il suo significato anche in islandese quando tornò in auge sul finire del XIX secolo, tuttavia oggi in islandese indica lo sport di per sé in tutte le sue varianti. La lotta era, insieme al hnefatafl (di cui parlerò più avanti), l’intrattenimento competitivo più diffuso tra i norreni e i vichinghi, ne consegue che divenne di grande importanza sociale. 

Tecnica e regole 


Il glíma ha poche ma ferree regole: gli avversari devono sempre stare in posizione eretta (ciò significa che non ci si può nemmeno chinare), e non devono mai fermarsi, girando in senso orario intorno al ring, per non creare noiose situazioni di stallo o troppo difensive; il combattimento non deve mai terminare con un omicidio (in quanto ciò era riservato alle sfide d’onore) ed altre regole morali: non è permesso scagliarsi di peso sull’avversario, trattenerlo o colpirlo dove è già ferito. Ovviamente non sono ammesse neanche armi e/o parti di armature. In epoca vichinga (non moderna), tuttavia, lo scontro era brutale: ogni colpo era permesso, e il match finiva solo quando uno dei due avversari non riusciva più a stare in posizione eretta. Non si faceva, peraltro, distinzione di peso e addirittura – pare – di sesso, in quanto il alcuni poemi (vedi “Fonti” in calce) sono riportati incontri di glíma tra un uomo e una donna. Certamente può essere un’invenzione poetica atta a dimostrare il coraggio o la forza della donna in questione, ma, visti gli innumerevoli esempi di uomini gracili contro uomini grossi, nulla è da escludere. 

Varianti moderne 


Brokartök: è la più diffusa, sia in Islanda sia in Scandinavia, ed è la versione ancora più sportiva moderna: non sono permessi colpi bassi, vi è la distinzione tra sesso e peso, e lo scopo non è sfinire l’avversario, quanto quello di farlo cadere a terra tramite prese tecniche, rendendolo più simile al wrestling che ad una lotta vera e propria. I lottatori indossano una cintura collegata a due cavigliere. Vi sono innumerevoli tecniche per le prese e le messe a terra, chiamate brögð. 

Hryggspenna: molto simile al sumo, prevede come mossa iniziale una presa di forza della parte superiore del corpo dell’avversario, e la perdita avviene non appena una qualsiasi parte del corpo (che non sia il piede, ovviamente) tocca terra. 

Lausatök: il più diffuso in Norvegia (a pari merito col brokartök, che resta il più diffuso in Scandinavia), è la versione più brutale e cruda del glíma, quello che assomiglia di più a quello antico vichingo: è permessa ogni tipo di mossa (non solo prese, ma anche pugni, calci, ecc.), e se entrambi gli sfidanti cadono a terra, il match continua sul terreno. Non c’è limite di tempo e l’incontro si conclude solo quando uno dei due sfidanti è sfinito. Il lausatök è anche una sorta di “arte marziale vichinga”: viene infatti insegnata per autodifesa, ed è simile al combattimento primitivo europeo, non influenzato da quello asiatico. 

Fonti 


Gylfaginning, 46 *. Þórr combatte contro Elli (la personificazione della vecchiaia), perdendo, in un incontro di glíma. Citazioni secondarie in Ragnarsdrápa, Jónsbók e Grágás. 

*Aprendo il link si viene reindirizzati solo al Gylfaginning, abbiate pazienza, su Blogspot non si può reindirizzare direttamente al punto della pagina dove comincia il capitolo 46.

 

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