Il hnefatafl, il gioco da tavolo norreno

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BUONA LETTURA


Prefazione 


Come accennato nel post sul glíma, i due giochi principali praticati dai norreni erano la glíma, fisica, e il hnefatafl, mentale. Il hnefatal può essere considerato un parente degli scacchi, sebbene lo sia per evoluzione parallela e non per influenza, in quanto vi sono prove della sua esistenza ben prima del 400 d.C. (e gli scacchi vennero importati in Europa solo intorno all’anno 1.100 d.C.). Piuttosto sembra aver legami di parentela diretta con il fidċell, gioco celtico molto simile – tuttavia non si sa se sia stato il fidċell ad influenzare il hnefatafl, o viceversa. Il nome significa letteralmente “pugni da tavolo” (“hnefr” = “pugno/i” e “tafl” = “tavolo”). 

Base e pezzi 


Taflborð da 11 x 11 senza pezzi

La “scacchiera”, chiamata taflborð, è composta da 11 x 11 o 13 x 13 caselle. Le caselle centrali sono occupati dai pezzi (taflir) bianchi, che sono 13 e formano una schiera simmetrica intorno all’unico re (in possesso ai bianchi); mentre i neri, che sono il doppio (escluso il re), 26, occupano le caselle mediane dei bordi con una “punta” verso il centro. I neri non posseggono un re. 

Regole di gioco 


Taflborð da 11 x 11 con i pezzi schierati

L’obbiettivo è far entrare il re in uno dei quattro angoli per i bianchi (o, eventualmente, eliminare tutti i pezzi neri: sebbene difficile, in quanto sono il doppio, è possibile farcela), mentre per i neri l’obbiettivo è mangiare il re. I pezzi muovono solo in avanti ma di quanto vogliono e non possono scavalcare gli altri pezzi (come una Torre negli scacchi); la mangiata si ottiene affiancando due pedine ad una avversaria; la mangiata non è valida se una delle due pedine che si affiancano si trova già al fianco della pedina da mangiare. Il re, invece, si può mangiare solo “chiudendolo”, ovvero affiancandolo con quattro pedine (o tre se si trova sul bordo: l’importante è chiuderlo!), e non può essere mangiato nella sua posizione centrale, il trono. 


Chiusura del re su tre lati 


Le taflborð da 13 x 13 avvantaggiano la difesa (i bianchi) in quanto è più facile aprire una via di fuga per il re; mentre quelle da 11 x 11 avvantaggiano l’attacco (i neri) in quanto la loro superiorità numerica è ancora più influente in un campo piccolo. Sono stati trovati anche reperti con piccolissime taflborð da 9 x 9 con 7 e 12 pezzi, soprattutto nei reperti vichinghi sulle coste straniere, e si pensa che il tablut anglosassone abbia meno pezzi proprio per essere disceso da questo hnefatafl “da viaggio” vichingo. 

Chiusura del re sui 3 lati


Influenza sociale 


Il hnefatafl aveva un enorme impatto sociale: dimostrava non solo superiorità intellettuale, ma anche tattica, e, di conseguenza, anche più idoneità al comando di guerrieri e di postazioni difensive. Infatti, come per gli scacchi, la fortuna è totalmente ininfluente, in quanto ogni mossa è frutto interamente della scelta del giocatore. Questo gioco era così importante da essersi guadagnato fama tra anglosassoni (evolvendosi in tablut) e slavi (in тавлѣя) ed è sopravvisuto fino ai giorni nostri, nonostante la popolarità degli scacchi. Il hnefatafl viene più volte detto praticato dagli dèi, che ne posseggono una versione d’oro massiccio.


4 comments:

Figlio del Corvo said...

Bell'articolo,ben fatto! Vorrei azzardare solo una piccola correzione non riguardante hnefatafl, ma lo scacchi. Infatti è il cavallo e non la torre che può scavalcare gli altri pezzi. Per il resto complimenti per il sito è gli articoli, ci sono molte cose che non conoscevo neppure io. Spero di poter leggere presto nuovi articoli e traduzioni di saghe e miti norreni.

Figlio del Corvo said...
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Figlio del Corvo said...
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Björn Pisano said...

Salute a te, grazie per i complimenti, ma hai compreso male: “I pezzi muovono solo in avanti ma di quanto vogliono e non possono scavalcare gli altri pezzi (come una Torre negli scacchi)”. Infatti si muovono esattamente cone una Torre. Hai saltato il “non”, probabilmente, cose che capitano 😛